Professore Roberto Cauda, secondo la sua esperienza di medico e docente di malattie infettive presso l’Università la Cattolica, pensa che sia in atto un’epidemia di meningite in Italia?
“Certamente no. Sono d’accordo con l’Istituto Superiore di Sanità che dati alla mano nega questa possibilità tranquillizzando l’opinione pubblica. Del resto la meningite è una malattia rara che c’è sempre stata, non è una malattia nuova. Basti pensare che ci sono stati più casi nel 2015 che nel 2016. Negli anni ’80 ho fatto una revisione storica di 100 anni su tutti i casi di meningite che si erano riscontrati e ho potuto constatare che dall’800 al 900 ci sono state 3 epidemie, l’ultima nel 1970, le altre a ridosso delle due Guerre Mondiali. Ho seguito e studiato negli anni diverse epidemie: Hiv, H1 N1 e in Africa l’Ebola. Per questo sono consapevole che è anche importante considerare gli aspetti psicologici. Nel caso della meningite mi sembra sia più un’epidemia mediatica che un’epidemia vera e propria. In Italia nel 1992 è stato istituito un sistema di sorveglianza che oggi ci consente di avere dati certi seguendo i casi mese per mese nelle Regioni, così da avere sempre il polso della situazione. Dobbiamo ragionare sul numero e non sul caso. Oggi non c’è nessun tipo di allarme”.
Esistono vari tipi di meningite, ce ne sono alcune da temere più di altre?
“Quando si parla di meningite parliamo di malattia causata da germi diversi. Sono responsabili di meningite batterica il meningococco e il pneumococco, dei sierogruppi del meningococco il ceppo C è sicuramente il più pericoloso. Si sente spesso parlare di meningiti batteriche ma si trascura che esistono anche quelle virali che sono per lo più benigne e guariscono senza terapia. Il ceppo C di meningococco è sicuramente pericoloso, come abbiamo visto in Toscana. Le meningiti presentano una diversa diffusione e contagio. Mentre il meningococco si trasmette per contatto diretto e prolungato il pneumococco non viene considerato contagioso. Nonostante il quadro clinico delle meningiti è uguale per tutti, i casi di mortalità sono differenti: 10% per il pneumococco, 12% per il meningococco e 23% per il meningococco di tipo C”.
Ci sono fasce d’età più a rischio?
“Alcune età sono più colpite di altre da specifici microrganismi, ma è importante dire che l’età non è una discriminante assoluta. Il pneumococco è più frequente nei bambini e negli anziani. Mentre per il meningococco gli adolescenti sono i soggetti più a rischio”.
La trasmissione come può avvenire?
Il meningococco si tramette attraverso un contatto diretto e prolungato (a meno di un metro di distanza) con chi è malato o portatore. I contatti causali non sono a rischio: ad esempio non è stando dentro a una metropolitana che si contrae la malattia.
Quali sono i sintomi di allarme della malattia?
“La meningite è una malattia che non è confondibile, in quanto ha sintomi chiari e non si confonde con altre malattie. Solitamente la meningite si manifesta con febbre molto alta, mal di testa, nausea, vomito, rigidità del collo, disturbi del comportamento dello stato di coscienza portando in alcuni casi fino al coma”.
Negli ultimi mesi c’è stato un forte allarmismo, la meningite fa sempre più paura, per questo c’è stata e c’è tutt’ora una larga richiesta di vaccini presso le Asl. Lei cosa ne pensa?
“Il concetto principale è che non è in atto un’epidemia, quindi la risposta corretta non è quella di andare nel panico. Del resto fino a poco tempo fa ci sono stati accesi dibattiti sull’utilità o meno del vaccino. Oggi tutti si voglio vaccinare. Dunque ciò che consiglio è quello di seguire le indicazioni delle istituzioni perché come ho detto il sistema di sorveglianza funziona molto bene. Bisogna rimanere tranquilli”.
Quindi chi dovrebbe vaccinarsi contro il meningococco?
“Il vaccino per la meningite di tipo C viene offerto gratuitamente ai neonati. Il vaccino è fortemente raccomandato per i soggetti con patologie concomitanti come: la talassemia, il diabete, l’epatopatie croniche e deficit del sistema immunitario ma anche ai lattanti che frequentano gli asilo nido e le persone che vivono in comunità chiuse. Nel caso di un adulto sano non è raccomandata la vaccinazione, a meno che non ci siano i fattori di rischio”.
Il vaccino copre in maniera assoluta dal contagio della meningite?
“No, non copre al 100% come dimostrano recenti segnalazioni, ma sicuramente c’è una bassa probabilità di contrarre la malattia e se anche fosse con danni e criticità minori”.
Cosa ne pensa della campagna per la vaccinazione contro la meningite fatta della campionessa di scherma paraolimpica, Bebe Vio? Proprio lei che a causa della malattia ha perso parte dei suoi quattro arti.
“La lodo e stimo molto. Sono d’accordo con il tipo di campagna che ha fatto perché fornisce una lettura diversa sulla vaccinazione che è in antitesi con i dubbi e le preoccupazioni che sono state, anche recentemente, sollevate su questo tipo di prevenzione. Mi sia anche consentita una riflessione sul ruolo che abbiamo noi medici: abbiamo il dovere di fornire il massimo delle informazioni nel modo più corretto e neutrale all’opinione pubblica. Per quanto attiene voi giornalisti avete il dovere di informarla in modo corretto”.
Qual è per lei il modo migliore per concludere questa intervista? Cosa si sente di dire a tutti?
“Credo che da ogni situazione bisogna trarne il meglio. In questo caso abbiamo capito che vaccinarsi, in linea generale, ci fa essere più sicuri. L’ideale sarebbe non arrivare con l’affanno alla ricerca di soluzioni, perché prevenire è sempre meglio che curare”.