Marie Kondo è la fortunata autrice di uno di quei best-seller che fa la gioia delle tasche degli editori, “Il magico potere del riordino – Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita”.
Io l’ho letto un paio di anni fa e ne sono rimasta folgorata. La filosofia su cui si basa è che per vivere bene, bisogna lasciarsi il superfluo alle spalle e fare spazio, nell’armadio così come nella vita, alle cose nuove. L’autrice sostiene che il riordino della propria casa, riverbera effetti positivi sulla propria vita, su cui finiscono per soffiare venti di cambiamento.
Devo dire che il metodo KonMari applicato alla casa funziona, così come è vero che, riordinando fuori, si finisce per mettere ordine dentro se stessi.
Funziona talmente tanto, che dà dipendenza: io, dopo aver messo a posto la mia abitazione, nei mesi successivi ho vagato per gli appartamenti delle mie amiche, supplicandole di lasciarmi mettere in ordine almeno un cassetto. Io, il disordine fatto persona, tanto che i miei, quando hanno saputo di questa mia “conversione”, si sono commossi.
Il sistema suggerito da Marie Kondo è di indubbia efficacia, per chiunque desideri semplificarsi la vita, non solo l’armadio, tanto è che l’autrice, dopo cotanto successo, si è lanciata, nel libro successivo, a dare lezioni di felicità.
Così, mi sono detta, perché non applicarlo alla gestione dell’agenda, per esemplificarci la vita che altro non è che una rappresentazione del nostro proprio tempo?
Il metodo KonMari si divide essenzialmente in due fasi: decluttering e categorizzazione.
Decluttering significa “rimuovere le cose di cui non si ha bisogno da un posto, al fine di renderlo più gradevole e utilizzabile”.
Nel caso dei vestiti, per esempio, l’autrice suggerisce, per prima cosa, di tirare fuori tutto dall’armadio (quelli disordinati come me partono avvantaggiati, dal momento che li troveranno già tutti sparsi per casa), per poter avere uno sguardo d’insieme e poter decidere cosa tenere. Naturalmente lei, essendo vagamente inflessibile, propende per tenere il minimo indispensabile, ciò che ci emoziona, che ci rappresenta, lo stile di vita che vorremmo avere.
Quindi, per tornare al nostro parallelismo, nel caso dell’agenda il decluttering avviene in due diversi tempi: un decluttering annuale, e uno settimanale.
Il primo si attua concedendosi qualche minuto per sfogliare l’agenda a fine utilizzo, prima di archiviarla nel garage di casa, rivivendo l’anno appena trascorso, ponendosi le seguente domande:
– ho fatto davvero le cose che volevo fare? (ovvero sono davvero ciò che voglio essere?);
– il rapporto tra ciò che mi piace e ciò che devo è equilibrato?
– avrei potuto organizzarmi meglio?
– che cosa voglio portare di quest’anno passato nell’anno futuro?
Naturalmente le risposte che ci diamo devono servire da guida nell’organizzazione dell’anno che stiamo per affrontare. A volte basta molto poco per semplificarsi la vita: scegliere una palestra meno fashion, ma che possiamo raggiungere a piedi, concentrare le attività pomeridiane dei figli in uno stesso luogo, per evitare di fare su e giù per la città come un pendolo impazzito, organizzarsi con la spesa on-line o, più semplicemente, saper dire qualche volta di no; così come, inserire una passeggiata durante la pausa pranzo o ascoltare della musica leggendo un buon libro, quando si accompagna i figli nelle loro attività sportive, può cambiare il tono di una giornata.
Il decluttering settimanale richiede un po’ di tempo il venerdì prima di uscire, per riguardare gli impegni della settimana che stiamo per affrontare. Ci sono giorni folli e giorni meno impegnati? Forse possiamo ridistribuire il carico in modo più omogeneo, spostare qualche appuntamento, rimandare qualche impegno.
C’è poi qualcosa che possiamo delegare? E qualcosa di inutile o il cui costo è maggiore del beneficio? La parola d’ordine in quest’ultimo caso è disdire.
La seconda fase è la categorizzazione. Marie Kondo suggerisce di dividere gli oggetti per categoria, che nel caso dell’agenda significa utilizzare colori diversi nell’annotare gli impegni a seconda del loro grado di priorità o in base alla loro sfera (per esempio: lavorativi, familiari, svago). Se, come me, nonostante il magico potere del riordino, non trovate mai la penna o il pennarello del colore giusto al suo posto (qui ci vorrebbe Harry Potter), basterà scrivere con caratteri più grandi gli impegni più importanti, sottolineare ed utilizzare colori che richiamino l’attenzione su ciò che dobbiamo assolutamente svolgere (magari non proprio il colore che cercavamo, ma uno altrettanto sgargiante).
Oppure più semplicemente dare un ordine di priorità agli impegni, utilizzando i numeri da uno a tre.
Il segreto per affrontare lo stress è di concentrarsi su un impegno per volta e, spuntarli man mano che si affrontano, è molto gratificante.
Se è vero che chi ben comincia e già a metà dell’opera, l’agenda così organizzata dovrebbe aprire le porte ad un anno quanto meno più sereno.
Nella speranza che sia così auguro un buon anno a tutti.