Una rete di agenzie pubbliche per combattere la diffusione di notizie-bufale su Internet. E’ questa la proposta suggerita in un’intervista al Financial Times dal presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, che invita a una lotta svolta dagli Stati piuttosto che dalle scelte dei social media come Facebook. Quella delle false news è diventata un’urgenza dopo la ricerca condotta da gennaio 2015 a giugno 2016 dall’Università di Stanford: l’80% dei giovani non è in grado di distinguere una notizia da un contenuto sponsorizzato.
SICUREZZA DELL’INFORMAZIONE, LE REGOLE PROPOSTE
L’Antitrust ha detto che “la post-verità è uno dei motori del populismo ed è una minaccia che grava sulle nostre democrazie”, per questo servono “organismi che eliminino e puniscano con sanzioni le bufale online”. Una rete di organismi nazionali indipendenti ma coordinata da Bruxelles e modellata sul sistema delle autorità per la tutela della concorrenza, capaci di identificare le bufale online che danneggiano l’interesse pubblico, rimuoverle dal web e nel caso imporre multe a chi le mette in circolazione. Dunque la proposta del numero uno dell’Antitrust è di centralizzare il controllo dell’informazione. Per Pitruzzella questo monitoraggio della rete non si tradurrebbe in una censura perché le persone “continuerebbero a usare un Internet libero e aperto” ma con un’entità “indipendente dal governo, pronta a intervenire rapidamente se l’interesse pubblico viene minacciato”. Le polemiche non sono mancate.
LIBERTA’ DI ESPRESSIONE, LE ACCUSE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Grillo attacca la proposta dell’Antitrust chiamandola “la nuova inquisizione contro il web“. E’ propro il titolo che viene dato a un post in cui il leader M5S ha replicato a Pitruzzella parlando di intervista “a metà strada tra il delirio d’onnipotenza e l’ignoranza completa di come funzioni il web”. Il Movimento 5 stelle da una parte e dall’altra c’è chi demonizza il web: per alcune teorie Trump ha vinto le elezioni in America per colpa di Facebook e Renzi ha perso il Referendum a causa di notizie false su internet. Sarebbe semplice additare questi mezzi di comunicazione, la verità è che nel tempo dei social network è difficile censurare intere iniziative o campagne perchè diventano spesso virali. Piuttosto bisogna chiedersi: quanto sono consapevoli i lettori?
LA RICERCA DI STANFORD: PERCHE’ I RAGAZZI SI FANNO FREGARE DALLE BUFALE
Secondo il rapporto diffuso nel novembre 2016 e che potete leggere di seguito, il gruppo di ricercatori dello Stanford History Education Group, “il livello di coscienza nel leggere dei contenuti online è deprimente”.Executive-Summary-11.21.16
Su un campione di 8000 ragazzi tra medie, superiori e università e 56 diverse prove per capire in che modo vengono lette le notizie su internet i risultati sono stati preoccupanti. Per esempio la maggior parte di questi ragazzi normalmente non apre neanche i link, ma legge solo il il titolo del post. Rispetto alle immagini non vi è una domanda sul sito sul quale vengono pubblicate, se è attendibile o meno: un post fotografico su un sito di sharing riguardante delle margherite deformi dopo l’incidente nucleare di Fukushima che era assolutamente falso è stato ritenuto dal 40% del campione di studenti veritiero in quanto prova fotografica. O, ancora più grave, l’8o% dei ragazzi delle medie pensa che una pubblicità sia una notizia. Sono giovani che non hanno mai tenuto un giornale cartaceo in mano e non riescono a distinguere un articolo di una fonte autorevole da un pezzo sponsorizzato. Questi stessi ragazzi un giorno andranno a votare e decideranno le sorti dei loro paesi, quindi forse informarsi riconoscendo le bufale è fondamentale già nella prima educazione. Le bufale o le opinioni non separate dai fatti possono circolare se i lettori sanno come smentire ciò che leggono.