La sanità italiana sta modificando il suo corpo fondante. Questo è stato l’anno dei primi accorpamenti delle Asl che continueranno nel 2017. Negli anni ’80 in Italia c’erano 642 aziende sanitarie, a fine riforma si arriverà a 97 Asl e 99 aziende ospedaliere. Fiaso, Federsanità e Uil Fpl lanciano l’allarme della fusione selvaggia. L’obiettivo è centralizzare, fornire mega Asl metropolitane o regionali cercando di abbattere i costi. Ma secondo i sindacati “queste Asl uniche hanno un bacino d’utenza troppo grande e a rimetterci sono i cittadini”.
LE MEGA ASL. La gestione della sanità sta cambiando nonostante il No alla riforma costituzionale del Titolo V. Non c’è di fatto nessun processo imposto a livello governativo, ma le Regioni si sono organizzate una dopo l’altra per accorpare ospedali e cliniche. Sono proprio le Regioni, infatti, ad avere in mano la responsabilità economica e politica. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute, la Toscana e la Lombardia nel 2015 hanno approvato due riforme sanitarie che hanno ridotto drasticamente il numero delle aziende sanitarie, da 12 a 3 nel primo caso, da 15 a 8 nel secondo. Poi c’è il Lazio che ha ridotto le Asl da 12 a 10 e in Sardegna, dov’è stata creata l’Asl unica rispetto alle 8 che c’erano in precedenza e che verrà guidata da gennaio da Fulvio Moirano.
Ma riforme in questo senso sono state anche approvate quest’anno in Veneto, da 21 Ulss a 9 e soprattutto la sperimentazione in questa regione della cosìdetta “azienda zero”, uno snodo centrale per tutte le altre Asl. In ogni caso da Nord a Sud, il taglio c’è stato, anche se i modelli sono differenti. Un modello è quello delle aree cittadine, se per esempio a Milano, Genova, Venezia e Bologna e dal 2017 anche per Torino si è scelta la strada dell’Asl unica metropolitana, così non è ancora per Roma città o Napoli dove sono 3. Alcune di queste superano 1 milione di cittadini che devono far riferimento alla stessa Asl.
LUNGHE ATTESE E FUSIONE SELVAGGIA.L’ultimo esempio eclatante è stato quello dei tempi d’attesa impossibili in Toscana portato dalla senatrice Pd Manuela Granaiola in un’interrogazione scritta al ministro Lorenzin, confermato anche dal governo Gentiloni. In Versilia si vedono “mammografie e visite alla tiroide prenotabili solo nel 2018, più i 30-34 giorni di attesa per un referto istologico di un paziente malato di tumore”. In Toscana la riforma sanitaria stenta a decollare in quanto gli accorpamenti tra le diverse Asl hanno evidenziato criticità e disagi per la popolazione e le eccellenze presenti in alcuni ospedali non sono state sufficientemente tutelate. Le liste di attesa si sono allungate, così come i tempi di risposta per i referti. In particolare in Versilia gli utenti del servizio sanitario pubblico non riescono a ottenere appuntamenti dalla Asl, soprattutto per alcuni accertamenti prescritti dal medico di base. E’ solo uno dei casi venuti fuori perché ci sono state più proteste e lamentele, ma anche nella capitale la situazione è simile. “Cerchiamo di fare il massimo – ha spiegato Angelo Tanese, direttore generale della Asl Roma 1 accorpata – ma ci vuole del tempo di rodaggio per questa rivoluzione sanitaria. Si devono riposizionare le professionalità e abbiamo tante tante persone da seguire”. E queste persone attendono, in fila, per le proprie cure.
LA DENUNCIA DELLA UIL FPD. La FIASO, Federazione italiana Aziende Sanitartie e Ospedaliere, la Federsaità Anci già nel 2015 avevano lanciato un allarme per questo accorpamento selvaggio. E i sindacati stanno monitorando la situazione. “Nell’ottica dell’accentramento – sottolinea Sandro Bernardini, segretario Uil FPL che abbiamo raggiunto telefonicamente – lo scopo è quello di rientrare dai disavanzi. Il resto non conta, la qualità della sanità o le attese dei cittadini. Si mettono così insieme storie di ospedali rimaste fino ad oggi magari parallele. Si fonde in un’unica soluzione la storia medica, strutturale e sindacale. Soprattutto prevedo che l’accorpamento mostrerà le sue criticità in provincia, dove le distanze per raggiungere la Asl di riferimento possono essere superiori a 40 kilometri. Le faccio l’esempio della Asl 5 a roma, ex Asl G, il suo bacino è da Guidonia a Colleferro, faccia lei un calcolo”. Quindi questo accorpamento si distanzia dai territori “i percorsi chilometrici quadruplicano– continua Bernardini- ma anche il servizio quadruplica? Non mi sembra”.
I COSTI NEL BREVE PERIODO SONO PIU’ ALTI. Questa riforma delle aziende sanitarie è stata venduta soprattutto per la riduzione dei costi. OFCS ha allora voluto chiedere ad un esperto di economia in ambito sanitario dei chiarimenti. Mario Del Vecchio è professore di Economia Aziendale presso la Facoltà di Medicina Università degli studi di Firenze. “Non c’è dubbio che nel breve periodo i macroaccorpamenti costino di più – ha detto il professor Del Vecchio – costituiscono un impegno organizzativo che non può essere delegato alla sola direzione strategica della Asl accorpante. Servono professionalità molto elevate, che non si improvvisano e sono impensabili senza un grande investimento tecnologico e di risorse umane. E’ una bufala che in Italia la sanità costa troppo, spendiamo mediamente il 20% in meno dei francesi e dei tedeschi. E’ la componente più sotto controllo della nostra spesa pubblica, dall’inizio della crisi spendiamo 114 miliardi”. Si tratta tecnicamente di un grip back, ovvero una ricentralizzazione nelle mani delle Regioni e di una de-aziendalizzazione, per rendere il tutto anonimo con meno responsabilità territoriali. “Con questo riassetto – ha raccontato il professore di Economia Del Vecchio – nel primo periodo non si risparmia, al massimo bisognerà aspettare una stabilità a lungo termine e si rischia che sia solo uno a comandare”.
RISCHIO ACCENTRAMENTO POLITICO. La politica non esce dalle Asl con questa riforma. “Ad aziende più grandi non corrisponde meno politica, ma più politica” ha spiegato il segretario Uil FPL Bernardini. A Roma c’è già un anno di esperienza di accorpamento, in particolare la Asl Roma 1 riunisce un milione e mezzo di abitanti e gestisce 3 miliardi di euro l’anno “Questa complessità, comporta ovviamente all’interno- ci ha confermato Angelo Tanese, direttore generale Asl Roma 1- un’ importante riorganizzazione che soltanto una grande azienda può fare. Quindi abbiamo ancora bisogno di sviluppare tutte le competenze manageriali adatte. Noi siamo abitiuati a vedere le grandi organizzazioni come più burocratiche, ma l’efficienza di un sistema è legato anche alle persone che ci lavorano. Con il tempo, questa riforma porterà il servizio sanitario ad essere più efficiente, a gestire meglio le risorse. Prendendo in carica le persone da prima dell’intervento e seguendole anche dopo, stiamo puntando è rendere la sanità per tutti uguale”.
L’accorpamento continuerà nell’arco del 2017, i dirigenti sanitari promettono mega cure oltre che mega Asl, staremo a vedere.
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