In Venezuela il costo del dollaro ha raggiunto i 4.285 bolivar, con un’iper-inflazione (aumento dei prezzi in un mese almeno del 50 per cento) del 185 per cento. Il difficile periodo di recessione che il Paese sta attraversando dura da tre anni. E il crollo della moneta ha raggiunto il suo apice proprio lo scorso mese. All’origine di questo fenomeno monetario, la carenza di valuta estera che affligge il Paese, legato al crollo dei prezzi del petrolio. Fino a quando il prezzo del greggio si è attestato al di sopra dei 120 dollari, il governo di Caracas è riuscito a permettersi una spesa pubblica abbastanza alta, con un tasso di cambio fisso, mantenendo equilibrato il mercato dei cambi e la bilancia dei pagamenti, e aumentando così le importazioni. A seguito del crollo dei prezzi del greggio, il governo è stato costretto a chiudere di fatto il mercato, e le aziende sono state così costrette a ricorrere al mercato nero per ottenere i suddetti dollari.
Nell’ ultimo periodo i cittadini hanno iniziato, di conseguenza, a sbarazzarsi dei loro bolivar, che continuavano a perdere valore costante. L’aumento della domanda, poi, ha accelerato la svalutazione, costringendo le aziende ad aumentare i prezzi e i lavoratori a chiedere un aumento di salario. A questo si aggiungono la restrizione dei prezzi su molti beni primari, generi alimentari nello specifico, e beni di prima necessità. Con un tasso crescente, sempre più difficile da fermare. Questa difficile situazione economica unita all’assenza di diritti umani e alla presenza, ad esempio, dei los “presos politicos” (prigionieri politici), descrivono alla perfezione la drammaticità della vita nel paese. Nelle scorse settimane, Liliana Tintori, moglie del prigioniero politico Leopoldo Lopez (arrestato il 18 febbraio del 2014, con l’accusa di aver guidato le proteste “pacifiche” di quel periodo) ha manifestato assieme ad altri connazionali in Vaticano per diversi giorni, per chiedere giustizia e spronare la comunità internazionale a intervenire per porre fine all’interminabile crisi venezuelana, che avuto inizio nel 2014.
Nel corso degli anni, il fenomeno dell’ iper-inflazione ha interessato altri otto Paesi. Il Cile, ad esempio, che alla fine del 1973, ha subito un aumento mensile del costo del dollaro e, di conseguenza dei prezzi, dell’88 per cento. In Brasile, tra il dicembre 1989 e l’aprile 1990, l’iper-inflazione ha raggiunto il 681 per cento mentre l’Argentina vive la sua fase di inflazione acuta tra il 1989 e il 1990. Il caso più importante, tuttavia, resta il Perù dove nel 1990, l’ iper-inflazione ha portato a un aumento dei prezzi del 990 per cento.