Una sparatoria con le forze di polizia, poi l’assalto a un gruppo di turisti. È la dinamica dell’attacco avvenuto nella località giordana di Al Karak, nella zona centro occidentale del Paese, dove avrebbero perso la vita dieci persone e 27 feriti. Le fonti sembrerebbero confermare, fra i caduti, tre civili e quattro agenti della polizia giordana. Il blitz delle teste di cuoio ha avuto esito positivo: gli ostaggi sono tati tutti liberati.
Sullo sfondo del castello crociato di Kerak, a 120 chilometri da Amman, il commando ha prima sparato su postazioni controllate dalle forze dell’ordine, per poi rifugiarsi nella fortezza con ostaggi. Di questi sembrerebbero esserne stati liberati prima una dozzina, poi tutti gli altri.
Gli ostaggi, per lo più turisti, sarebbero stati portati all’interno e sarebbero rimasti asserragliati con i terroristi fino al blitz delle teste di cuoio guidate dal principe Rashid bin Hassan. Fra le forze pervenute sul posto anche alcuni blindati per rispondere al fuoco degli assalitori.
Notizie confuse hanno caratterizzato gli eventi a seguire, ma sembrerebbe che l’assedio ai terroristi sia riuscito ad avere effetti positivi e a liberare gli ostaggi. Nessuna rivendicazione per ora è pervenuta alle autorità giordane.
La Giordania fa parte della coalizione anti-Isis, ma si tratta di un paese a rischio in cui le pressioni radicaliste esplodono in atti di violenza mirati a istruttori militari, vignettisti e militari occidentali. D’altra parte la Giordania da sempre impegna le sue forze armate, da alleato degli Usa, nella lotta al terrore.
Si ricorda l’impegno della principessa Rania nel contrasto agli uomini di Al Baghdadi, preso dopo che un pilota giordano era stato arso vivo in una gabbia dai terroristi dello Stato Islamico. Il video girò sul web e sulle maggiori tv di informazione occidentali. Da allora partì la partecipazione della Giordania ai raid aerei occidentali.