Non è un paese di First Lady. Che l’Italia non sia un paese di First Lady ce lo suggerisce il web.
Digitando “First Lady” si viene rimandati a una striminzita paginetta di “Consorti del Presidente della Repubblica”. E già nella definizione si concentra tutta la differenza culturale: dal “Prima Donna” americano, titolo riferito alla signora in questione, in quanto sé, all’essere/esistere solo in relazione a qualcun altro, in quanto consorte. E infatti in America, dove però ci si trova di fronte a una Repubblica Presidenziale, laddove la nostra è una Repubblica Parlamentare, quella della First Lady è una figura istituzionale, con un suo ufficio e compiti specifici.
Scopriamo così che, con un’alternanza di donne più o meno presenti, compiti di cerimoniale fuori e dentro il Quirinale, per molti anni la “First Lady” in Italia è stata la moglie del Presidente della Repubblica, indicata talora con l’appellativo “donna”, che suonava già datato al tempo in cui è stata fondata la Repubblica. Un ruolo comunque discreto, in ombra, lontano dall’interesse dei media, a parte qualche sporadica personalità più frizzante, come Franca Pilla, la moglie del Presidente Ciampi. Se, però, si continua a navigare nel web, dopo un po’ viene il dubbio che, forse, ci troviamo di fronte a un fenomeno interessante, a uno di quei cambiamenti del sentire che sfociano in mutamenti culturali.
Cercando Agnese Landini, moglie del Presidente del Consiglio uscente, su Wikipedia scopriamo che le è dedicata una pagina ma, badate bene, solo nella versione inglese. Se, però, la libera enciclopedia del web latita, per contro, cercando Agnese Landini nei motori di ricerca si scopre che le sono stati dedicati un buon numero di articoli, in cui spesso è definita First Lady, e molte sono le sue foto, dal costume da bagno all’abito da sera. A chi piace a chi no, chi polemizza sul suo posto da insegnante e chi la difende a spada tratta; chi getta veleno perché è andata con la delegazione italiana alla cena data da Obama, chi è indignato dalle polemiche. In ogni caso se ne parla tanto. Ne scrivono i giornali, ne discute la gente comune nei social. Ha quasi rubato la scena al marito, durante il discorso delle dimissioni, con la sua silenziosa presenza, innescando un’accesa polemica sui social, ripresa dalla stampa, sulla scelta del maglione che indossava.
E all’indomani della nomina di Paolo Gentiloni quale Presidente del Consiglio, il web e i giornali sono già alla caccia della prossima First Lady, l’architetto Emanuela Mauro. Quasi che qui in Italia, dopo aver importato Halloween e il Black Friday, si senta il bisogno di avere anche noi una First Lady, che rappresenti il lato umano della politica, come ha fatto Michelle con il suo orto e, allo stesso tempo, incarni un modello di famiglia più adatta al nuovo millennio, dove l’immagine della moglie non sia più mutuata dai classici greci, una Penelope in attesa a casa mentre tesse la tela, ma una donna dinamica e partecipe della vita del marito, e in questo caso del Paese, con delle opinioni e dei progetti in cui le donne possano identificarsi o da cui vogliano prendere le distanze, ma che almeno ci sia. Sarebbe già qualcosa, in attesa di avere anche noi la prima donna Presidente.