Il dibattito sul Referendum del 4 dicembre si è infiammato sul voto degli italiani all’estero. Ma un notevole peso potrebbero avere, soprattutto nel futuro elettorale, le schede di chi invece dall’estero è arrivato in Italia, e ora è cittadino a tutti gli effetti. E’ quello che accade a Firenze, dove la comunità cinese più grande della penisola, si è mobilitata per capire ragioni e conseguenze del voto al Referendum costituzionale.
L’Ugic, Unione giovani italo cinesi, è un’associazione che da pochi mesi opera sul territorio fiorentino. Il 16 novembre scorso ha richiesto alle istituzioni locali un incontro per avvicinarsi al voto del 4 dicembre, e capire le ragioni del sì e quelle del no, ma anche il meccanismo referendario. Iniziativa accolta con piacere dal sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi ,e dell’assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi, e supportata da altre associazioni cinesi del territorio.
All’interno dei locali di un ristorante wok dell’Osmannoro, i due politici hanno motivato scelte opposte. Una platea di circa 200 persone, quasi tutti cinesi di seconda generazione, ha ascoltato con attenzione e partecipazione il dibattito. C’è chi non conosce ancora bene il funzionamento delle due Camere parlamentari, chi si preoccupa dei tempi di modifica costituzionali, ma la maggior parte masticano la materia e sono dentro il dibattito, pronti per presentarsi alle urne. Giovani, interessati, e sempre più consapevoli che il loro futuro, oltre che il presente, sarà in Italia. Franca Hong, uno degli 11 fondatori dell’associazione, è l’emblema di chi, nome italiano e cognome cinese, si sente ormai parte del territorio che abita e cerca una maggiore comunicazione con le istituzioni e, quindi, con la politica.
Senso civico, diritto di cittadinanza, responsabilità. Una svolta e una consapevolezza importante di poter essere mediatori di quello che, finora, è stato più che altro uno scontro, tra comunità cinese e istituzioni, culminato con i fatti del 29 giugno scorso, e i tafferugli tra polizia e comunità cinese di fronte ad un capannone a Sesto Fiorentino. Episodio che ha reso chiare le difficoltà di interazione tra le attività economiche dei cinesi e le operazioni di controllo portate avanti da finanza e Asl. Corto circuito che ha dato alla luce l’associazione, presente già pochi mesi dopo, alla mobilitazione per le vittime del sisma nel centro-Italia. Nonostante i dubbi e le domande, l’interesse per la politica e il senso civico di questi ragazzi getta le basi per un radicale cambiamento di interazione tra le generazioni di origine cinese e le comunità locali. Ad oggi gli aventi diritto al voto sono circa 500, numero in continua crescita che costituirà presto un grosso bacino di voti da considerare. Il timore che questo possa già accadere è plausibile.
Così, sulla pagina Facebookdell’associazione (https://itit.facebook.com/unionegiovaniitalocinesi/) un commento chiede delucidazioni sulla correttezza del dibattito, prontamente rassicurato dalla risposta dell’Ugic. C’è poco spazio per la polemica, come dimostra il titolo del dibattito: “Si o no: referendum”, portatore sano di interesse civico e non faziosità politica.
Secondo Comuni Italiani (http://www.comuni-italiani.it/index.html), al primo gennaio 2016, i cittadini cinesi residente a Firenze sono più di 20 mila. Quelli residenti in Toscana oltre 45 mila, circa 1/6 di quelli presenti su tutto il territorio italiano. L’incontro lascia un segno profondo nella relazione tra una comunità numerosa che lavora e interagisce col territorio e il territorio stesso. Relazione che i giovani cinesi credono e vogliono poter trasformare superando incomprensioni culturali e linguistiche.