Il referendum costituzionale del 4 dicembre non è una cosa astratta, avrà delle conseguenze soprattutto sulla vita delle giovani generazioni. Perché al di là del governo in carica, la Costituzione rimane il faro su cui si costruisce la società. Quindi, sia che vinca il Sì, sia che vinca il No, sono gli studenti, i giovani lavoratori, i ragazzi dei licei con sogni e aspettative che si confronteranno con queste materie. Il discorso mediatico su questo referendum è diventato un’arena dove ogni personaggio twitta la sua opinione, ma i ragazzi si sono fatti una loro di opinione? Quanto ne sanno? Siamo andati a chiedere tra le aule de La Sapienza di Roma per vedere quanto realmente sono interessati.
Molti hanno deciso di prendere posizione e di metterci la faccia. Centinaia di ragazzi tra i 16 e i 30 anni si sono riuniti per una campagna che va avanti da quasi un anno in comitati per il Si e per il No. Con Ofcs Report abbiamo deciso di dare voce sia a “Generazione Sì” che a “Studenti per il No”, due delle realtà presenti che si sono coordinate con i comitati nazionali. Sono agli antipodi, ma non sono pro o contro Renzi. Abbiamo parlato con Giorgia Gasbarri per il Sì e Martina Carpani per il No, perché entrambe studentesse e piene di passione politica, esempio di tanti altri ragazzi che come loro si informano, tengono alla Costituzione e al futuro e si impegnano per una società migliore. Forse è questo il lato migliore di questo referendum?
CHI SONO
GENERAZIONE SI: Generazione Sì è una rete formata da giovani nati a partire dagli anni ’80. Siamo studenti, universitari, giovani lavoratori, amministratori locali, professionisti, imprenditori e tanti ragazzi impegnati nell’associazionismo e nel volontariato. Siamo assolutamente trasversali, per partecipare ai nostri comitati non serve essere iscritti ad un partito, nemmeno al partito democratico. I comitati di Generazione Sì sono circa 150 anni in tutta Italia, nelle città, nei paesini, nelle università.
STUDENTI PER IL NO: Dai 16 anni fino intorno ai 30. Hanno partecipato anche gli studenti di liceo che ancora non possono votare, ma hanno una coscienza politica. Si tratta di 100 comitati composti da associazioni studentesche che collaborano con i comitati ufficiali per il N0, lavorando però all’interno delle scuole e delle università. E’ nato tutto con grande spontaneità per un naturale contrasto alla passerella di Ministri e personalità invitate presso le università a raccontare la loro campagna per il Si senza contraddittorio. Abbiamo notato delle iniziative che ci sono sembrate assurde: come dei crediti formativi riconosciuti a studenti che partecipavano ad incontri per il Si o assemblee bipartisan per spiegare entrambi i fronti annullate nei licei. Come si informano correttamente gli studenti se hanno solo accesso ad un lato della medaglia? Così nasce il nostro impegno.
IL REFERENDUM HA RISVEGLIATO LA COSCIENZA POLITICA DEI PIU’ GIOVANI
GENERAZIONE SI: I giovani hanno tanta curiosità e voglia di capire. Non è mai semplice coinvolgere i nostro coetanei in politica. Spesso tanti sono scoraggiati e pessimisti sul futuro. Viviamo in un paese che in passato ha vissuto oltre le sue possibilità scaricando sulle nuove generazioni il peso del debito. C’è difficoltà nel garantire a tutti le stesse possibilità, anche semplicemente le opportunità di lavoro; si studia e ci si sacrifica ma poi si fatica a vedere i risultati. Anche se non è mai tutto negativo. Parlando soprattutto nelle scuole e nelle università abbiamo visto come molti fossero interessati e, forse un po’ stufi dei dibattiti in tv e delle bufale sui social, hanno sempre risposto positivamente alle nostre iniziative. Magari anche solo esprimendo le proprie perplessità, ma comunque la presenza c’è stata. E i giovani che si interessano di un argomento così importante fanno non solo piacere ma fanno capire che il nostro impegno non è stato vano.
STUDENTI PER IL NO: Non tanto un risveglio della coscienza politica secondo noi, ma un nuovo senso alla partecipazione. Se sui media questo referendum tende ad ispirare rigetto e strani pensieri che vanno in direzione dell’antipolitica, ci piace invece la passione che abbiamo visto nelle città, nei litorali in cui quest’estate abbiamo distribuito volantini. Questa campagna mi ha insegnato che c’è una volontà alla partecipazione popolare e non subire il gioco di chi decide tutto senza che neanche ce ne accorgiamo. Non abbiamo riferimento politici, una tessera ci sembra anacronistica. Abbiamo puntato sull’informazione sui temi che interessano noi giovani.
LE INIZIATIVE NELLE UNIVERSITA’ E NELLE SCUOLE
GENERAZIONE SI: Nelle università e nelle scuole, un po’ anche a causa delle leggi e dei regolamenti, abbiamo sempre cercato di promuovere dei confronti tra le posizioni del Sì e del No. Spesso invitando esperti di diritto costituzionale o persone che si interessano alla materia. Abbiamo lavorato anche al volantinaggio nei luoghi dove è permesso. Oltre ovviamente alla grande presenza dei comitati nelle università di quasi tutta Italia.
STUDENTI PER IL NO: Siamo stati attivissimi sui social, per arrivare a tutti, anche quelli che si dicono disinteressati al dibattito in pubblico. Abbiamo promosso nei licei assemblee che rispettano la parcondicio, soprattutto per l’età giovane dei ragazzi che non devono essere convinti o manipolati, ma farsi un’idea propria. Da questa primavera abbiamo girato l’Italia, è stata anche un’avventura. Stand, volantinaggio, assemblee e incontri con lo slogan “Renzi sul palco, noi dappertutto”, a fermarsi e parlare con le persone.
LA RIFORMA COSTITUZIONALE SERVE DAVVERO AI GIOVANI?
GENERAZIONE SI: Innanzitutto in realtà ci sono punti della riforma che toccano anche i problemi più concreti. Partiamo dalla modifica del Titolo V quella del rapporto tra Stato e Regioni. Alcune competenze che prima erano di entrambi o solo delle regioni passano allo Stato, e tra queste ci sono anche l’ordinamento scolastico, l’istruzione universitaria, la programmazione della ricerca, le politiche attive del lavoro, le disposizioni sulla formazione professionale. Il fatto che queste materie passino allo stato significa non creare più disuguaglianze, avere un’unica politica comune per tutti. Potrei citare anche la sanità, l’energia, il turismo. Non è possibile avere 21 sistemi sanitari diversi, creando cittadini di serie a e di serie b. Questi sono tutti problemi reali e concreti che vengono affrontati dalla riforma, compresi quelli che i giovani sentono più vicini. L’altro aspetto fondamentale che cambierà è il bicameralismo paritario. Abbiamo visto come nel corso degli anni il fatto che Camera e Senato facciano la stessa cosa ha rallentato molto l’approvazione delle leggi. In un sistema in cui anche se cambi una sola parola bisogna rifare tutto dall’inizio è molto difficile dare le risposte ai cittadini, in un’epoca in cui tutto va veloce e le esigenze della società non possono attendere. I tempi della politica sono inadeguati. Questa è la base che serve per continuare sulla strada delle riforme.Intanto rendiamo più semplice fare le leggi e governare, rendiamo uguale per tutti ciò fino ad oggi ha creato disuguaglianze, poi nel frattempo non ci fermiamo mica.
STUDENTI PER IL NO: Ci sono all’interno della riforma dei punti che parlano di miglioramento della sanità, delle procedure più veloci per entrare nel mondo del lavoro. Ma il vero problema è questo: la priorità per risolvere queste questioni è davvero il referendum? L’opuscolo che abbiamo realizzato per il No è molto tecnico, è stato fatto da studenti di giurisprudenza e sottolinea come la modifica del titolo V tocca anche temi ambientali perché sono stati proprio gli enti territoriali che perderanno autonomia se passa la riforma che spesso si sono fatti carico delle istanze dei cittadini, contribuendo a non far devastare territori . L’energia, le infrastrutture, la valorizzazione del territorio sono tutte tematiche su cui gli enti territoriali non avranno più voce in capitolo.
L’APPELLO AGLI INDECISI
GENERAZIONE SI: Votare Sì non significa solo votare sì a una riforma costituzionale e basta. C’è un’idea dietro tutto questo. Un’idea di come intendere il funzionamento dello stato, il ruolo di un governo, il futuro del nostro paese. Votare Sì significa darci una possibilità, un’opportunità; significa pensare che si può veramente cambiare in Italia, che non è vero che tutto debba rimanere com’è. A un indeciso direi: ti piace ora il tuo paese? Ti piace il fatto che l’Italia, nonostante la sua storia, la sua cultura, le sue eccellenze, debba sempre essere in fondo? Bene ora hai l’opportunità di cambiare, di provare a tracciare una strada diversa e in gioco c’è il tuo futuro. L’occasione è ora e se va sprecata non è detto che torni di nuovo. È un piccolo passo per un nuovo inizio.
STUDENTI PER IL NO: Non basta essere giovani per rappresentare i giovani, Renzi non ci rappresenta. Pensiamo, ragazzi, a quanto siamo senza voce e invisibili. Non si tratta di un NO per non cambiare niente, per essere conservatori ma un No ricostituente, per cambiare dal basso. Il lavoro, lo studio, la casa sono tutte cose che possono non passare dalla costituzione. La velocità può essere uno strumento pericoloso. Cosa possiamo avere? Un jobs act più veloce? Una “buona scuola” più rapida? Lavorare gratis, non è lavorare. E un piccolo consiglio per noi giovani: cercate su Google BlackRock, il gigante finanziario che ha 53 miliardi di investimenti in Italia e Terna il monopolista italiano di reti elettriche, scoprirete vantaggi esorbitanti per loro che si leggono tra le righe della riforma.
LE VOCI DEGLI STUDENTI
Le testimonianze che abbiamo raccolto in prossimità del referendum raccontano l’indecisione di alcuni studenti rispetto al voto. Tra di loro qualcuno si informerà solo negli ultimi giorni di campagna elettorale, mentre altri sanno già cosa andare a votare. Quello che emerge è la difficolta dei più giovani tra gli elettori a comprendere il quesito referendario, oppure al contrario nel riconoscere la portata e la complessità della riforma rispetto alla, tutto sommato, breve domanda presente sulla scheda elettorale. Quello di domenica 4 dicembre sarà il primo vero e grande voto per milioni di giovani che si affacciano per la prima volta nel dibattito politico e istituzionale del nostro Paese. Quale sarà il peso delle nuove generazioni rispetto all’approvazione o meno della riforma costituzionale lo scopriremo solo a urne chiuse.
Daniele Gargagliano
Veronica Di Benedetto Montaccini