Emma Houda, la bimba rapita 5 anni fa dal padre, Mohamed Kharat (da pochi giorni, fermato e arrestato dall’Interpol), non è purtroppo l’unica a essere stata strappata dalle braccia della propria madre italiana. Ci sono altre storie come quella della piccola Emma e della sua mamma, Alice Rossini.
Come le due sorelline Saida (6 anni) e Amira (3 anni), che per un anno e mezzo sono state rapite dal padre, Nabil Zakraoui. Era il mese di aprile del 2008, quando una vacanza di pochi giorni a Tunisi si è rivelata un incubo per Laura Dini, la mamma italiana originaria di Livorno e le sue piccole. Le bimbe infatti da quel momento in poi non hanno fatto più ritorno in Italia. Il padre le aveva tenute con se a Ben Arous, periferia di Tunisi. Laura, però, non si è data per vinta è appena l’uomo è stato arrestato dalla polizia locale si è rivolta all’ambasciata italiana e alle istituzioni tunisine. Questo mentre Saida e Amira continuavano a essere sempre trattenute e sorvegliate dai parenti dell’uomo. Per riuscire a restituire le bimbe alla madre, c’è stato bisogno di un vero e proprio blitz da parte della polizia tunisina che ha fatto irruzione in un’abitazione ben nascosta nel quartiere di Tunisi. Paura, rabbia e frustrazione finalmente lasciavano il posto alla gioia infinita di vedersi finalmente restituite le sue due figlie.
Nel 2011 un altro rapimento, sempre a danni di una mamma italiana, Marzia Tolomei. Anche lei vittima dell’ex compagno, Hassen Abdeljelil, di origini tunisine che le ha rapito la piccola Martina di poco più di due anni. L’uomo che viveva da 7 anni in Italia come immigrato irregolare, (era senza permesso di soggiorno) con un inganno ha rapito la figlia portandola in Tunisia. Questo anche se la sentenza del tribunale di Milano aveva affidato la piccola alla madre e concesso il permesso di visita al padre solo per due sere alla settimana, negando ovviamente l’espatrio della piccola oltre i confini italiani.
E nonostante nel 2013 nel suo stesso Paese gli sia stato negato l’affido esclusivo, la piccola vive ancora con lui, in Tunisia a El Fahs. A oggi, dopo quasi sei anni, Marzia Tolomei ha almeno ottenuto il diritto di visitare Martina. Nelle varie interviste rilasciate racconta da sempre come pur portandole giocattoli, vestiti e biancheria la bambina la guardi confusa, quasi riconoscendola appena. Marzia, che vive a Briosco, in provincia di Monza e Brianza, ha un’altra bimba e un altro compagno, ma il suo pensiero è sempre per la sua piccola che non ha mai scelto di abbandonare e che spera prima o poi di riportare in Italia.
Speranza che la lega a Cinzia, la donna italiana che nel 2015 si è vista, anche lei, portare via sua figlia dal compagno marocchino. L’uomo, dopo diversi casi di maltrattamenti ai danni della donna, è stato arrestato grazie alle denuncie di Cinzia che per troppo tempo aveva taciuto in silenzio le percosse e le molestie subite. La bimba, durante tutta la permanenza dell’uomo in carcere, era rimasta naturalmente con la mamma. Questo, però, solo fino a quando l’uomo, grazie all’ottenimento degli arresti domiciliari, ha rapito la figlia, violando l’ordine restrittivo e portandola in Marocco.
Di questo caso, come anche quello di Emma Houda e sua madre, se ne è occupato il programma televisivo “Le Iene”. Ma nonostante il marocchino abbia accettato l’incontro con l’inviato Casciari e la sua ex compagna, si è rifiutato nuovamente di cedere la custodia della bambina, nascondendo sia il passaporto italiano che quello marocchino della figlia. Questo perché ha scelto di farla crescere secondo le “sue usanze” e non quelle occidentali. Un punto d’incontro, a detta dell’uomo, si poteva trovare nel caso Cinzia si fosse convertita all’Islam. Cosa che ovviamente la donna non ha mai accettato di fare. A quel punto, senza consenso del padre e senza passaporti, il rientro in Italia della piccola era impossibile, e a Cinzia non è rimasto che tornare sconfitta e a “braccia vuote” a casa.