Risorse moltiplicate per tre, una squadra di reazione speciale di 1500 uomini e la previsione di rimpatri più numerosi sono le novità per l’evoluzione di Frontex, ovvero l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Per capire come funzionerà quest’organo che controlla le frontiere esterne europee Ofcs.Report ha intervistato il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri.
Quali sono le risorse che disporrete come agenzia europea, visto che gli agenti non saranno più dati in prestito dai singoli Stati, ma saranno parte integrante della guardia costiera europea?
“Nel 2017 verranno investiti 330 milioni di euro e si intende aumentare il personale del 50% per il controllo delle frontiere marittime. Avremo una squadra speciale di 1500 uomini sempre pronta ad interventi di urgenza, in più oltre alle normali strutture, e questo servirà a non ripetere tragedie o situazioni irreparabili”
Quale sarà il ruolo dell’Italia in questo nuovo progetto?
“L’Italia è ancora in prima linea. Con l’accordo con la Turchia il flusso di migranti che giunge alle isole greche è sceso da 1.200 a 100 persone al giorno, ma nel canale di Sicilia la situazione non è migliorata. Come agenzia siamo disposti a incrementare la qualità di sostegno e aiuto all’Italia, soprattutto perché sappiamo che senza la stabilizzazione della situazione in Libia il numero di migranti in arrivo non diminuirà e l’Italia deve essere preparata a questo. Per esempio abbiamo implementato l’operazione Sophia sulle coste del nord Africa”.
Come si comporterà la nuova Guardia costiera europea rispetto ai rimpatri?
“I rimpatri forzati verranno potenziati. Nel nuovo mandato Frontex punta soprattutto sui rimpatri. Quest’anno 7.800 migranti identificati come irregolari in Europa sono stati rimandati nel Paese di partenza, tutti con la forza. Nel 2016 abbiamo investito 66 milioni di euro per i rimpatri, rispetto ai 13 milioni usati nel 2015. I rimpatri sono un elemento importante per una gestione credibile dei nostri confini. Per il momento viene portato a termine il 40% dei rimpatri, ma vogliamo aumentare questo numero”.
Porterete avanti l’idea degli hot spot mobili? E seguirete l’idea del ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, degli hot spot galleggianti?
“Gli hot spot mobili nel sud Italia diventano realtà con la Guardia costiera europea. Quelli che vengono chiamati mobili saranno quelli che si possono inserire in luoghi in cui ci sono tutte le condizioni. Sono flessibili innanzi tutto perché sarà proprio un team Frontex ad essere presente fisicamente nell’hot spot in base all’emergenza. Credo sia quello che serve, vedendo quanto cambiano ogni giorno le rotte, i flussi e le necessità dei singoli paesi. Il fenomeno migrazione nel Mediterraneo è strutturale ma questi altri elementi sono temporanei. Invece per il momento non utilizzeremo hot spot galleggianti in mare, è meglio che rimangano sulla terra ferma”.
Sarà fatto anche un lavoro di intelligence da questa nuova evoluzione di Frontex?
“La nuova Guardia costiera europea si è prefissata l’obiettivo della lotta alle infiltrazioni terroristiche e criminali legate al traffico di essere umani nelle rotte dei migranti. Il soccorso in mare è obbligatorio, ma non bisogna alimentare il mercato della criminalità, per questo è in corso una collaborazione con EunavforMed l’operazione dell’Unione europea e Europol, per formare la guardia costiera libica e cercare di intercettare questi criminali. Le priorità sono la registrazione e la sicurezza”.