L’Europa si sente assediata e non dorme sonni tranquilli. A turbare le notti degli apparati d’intelligence sono i numerosi input provenienti dal marasma Mediorientale che l’Occidente ha voluto colpevolmente punzecchiare con le teorie dell’esportazione della democrazia, dei modelli di vita e di pensiero che nulla avevano a spartire con le tradizioni culturali e sociali dell’altra sponda del Mediterraneo.
Dall’autoproclamazione dello Stato islamico in poi, è stato tutto un susseguirsi di battaglie campali combattute non solo sui teatri di guerra siro-irakeni, ma anche nelle nostre metropoli. Ovvia conseguenza è stata quella di una sovrastima del potenziale bellico – terroristico del Califfato e dei suoi aderenti, che pare ormai siano onnipresenti in qualsiasi atto di violenza nei confronti di obiettivi anche solo simbolici dell’odiato Occidente.
Le minacce che si sono susseguite negli ultimi mesi non possono essere riassunte, poiché talmente variegate e tristemente variopinte, che un’analisi sui reali intendimenti dei miliziani dell’Isis è pressoché impossibile.
Ma il panorama dei potenziali allarmi dovrebbe essere, almeno questo, abbastanza chiaro. Le segnalazioni giunte da informatori di settore e dalle attività proprie dell’intelligence e della polizia giudiziaria, sottolineano da tempo la presenza di cellule dormienti, i cui componenti sarebbero giunti nel nostro Paese giovandosi delle rotte dei clandestini. Fatto ormai innegabile anche da parte dei più calorosi buonisti fautori della politica dell’accoglienza indiscriminata sempre e comunque. Politica che incredibilmente ha creato nei clandestini la consapevolezza che ogni loro richiesta debba venire comunque accolta, anche a discapito di altri bisognosi, magari di cittadinanza italiana. E nei casi in cui le rimostranze non vengano accolte, ecco scattare la rivolta violenta, come in Francia, guarda caso nelle banlieue abitate pressoché nella loro totalità da stranieri, per lo più di etnia araba che per ovvi motivi di vicinanza ai rivoltosi offrono loro accoglienza, solidarietà e manovalanza.
Ma se il problema prettamente politico non è certo una nostra competenza, le problematiche correlate alla sicurezza in senso stretto sono, invece, strettamente connesse alla nostra sopravvivenza. Così, tanto per citare le ultime, ripetute, segnalazioni, scopriamo di avere a che fare con la gestione dei cosiddetti bebè del Califfato, minori indottrinati ed addestrati a dovere a compiere atti ai quali, almeno per la nostra cultura, non dovrebbero nemmeno averli per testimoni. Eppure, le ansie ed i timori di una loro mimetizzazione tra i tanti minori che raggiungono con ogni mezzo il nostro territorio hanno certamente delle ragioni solide. Così come la gestione delle moschee clandestine. Realtà non certo nuova, ma che negli ultimi tempi ha creato nei cittadini europei la consapevolezza di trovarsi veramente sotto assedio. Un’infiltrazione silenziosa e silenziata da parte di frange estremiste che, giovandosi del fattore numerico delle presenze islamiche in Occidente, riesce ad occupare sempre più spazi ove la legalità non è certo garantita. Nei paesi del Maghreb, le varie polizie, su segnalazione dei Mukhabarat, i servizi d’intelligence arabi, provvedono alla immediata chiusura di qualsiasi luogo di preghiera che non sia stato preventivamente autorizzato dal ministero degli affari religiosi, autorità che se da una parte fa storcere il naso ai sostenitori della laicità dello Stato, dall’altra garantisce una gestione più o meno trasparente della legge. Da noi no.