Mi viene spesso in mente in questi giorni di fine campagna elettorale, in cui Michelle Obama sta acquisendo sempre più un ruolo di primo piano e conquistando porzioni sempre più grandi del cuore degli americani, che dietro tutta questa confusione, ci sia una donna alle prese con un trasloco.
La immagino la sera, prima di andare a dormire, sedersi sui letti delle figlie, per fare progetti sul futuro, per parlare del rientro a casa, per rassicurarle di fronte al grande cambiamento di vita che le aspetta; o quando a fine giornata, seduta sul divano col marito, guarda di nascosto i suoi capelli bianchi affettuosamente e pensa che, finalmente, fra pochi mesi, potrà rilassarsi su un campo da golf; o negli spazi vuoti, mentre riempie gli scatoloni, onnipresenti nei film e nelle serie americane, delle cose più importanti, non soltanto gli oggetti materiali, ma anche ricordi, successi, progetti.
Quando ha conosciuto il marito lei, laureata a Princeton, con un dottorato di ricerca ad Harvard, aveva intrapreso una brillante carriera da avvocato. Dopo il matrimonio e anche dopo l’arrivo delle due figlie, Malia e Sasha, ha conciliato il suo lavoro, l’impegno sociale, il sostegno alla carriera politica del marito con la sua vita familiare. Poi Obama è stato eletto Presidente e Michelle si è dedicata alla famiglia e al suo ruolo di First Lady a tempo pieno. Certo non è stata una casalinga, ma la sua scelta è simile a quella di molte donne che hanno deciso di rimanere a casa o di inventarsi un’attività che permettesse loro di gestire meglio il tempo, per seguire da vicino la crescita dei figli.
In questi anni si è battuta, in modo anche molto creativo (si pensi ai video fatti con famosi rapper o all’orto nel giardino della Casa Bianca), per debellare il problema dell’obesità, per insegnare agli americani uno stile di vita più sano, soprattutto alle nuove generazioni. Si è fatta portavoce delle istanze delle minoranze e delle donne. Ma è stata anche una mamma molto presente. Pare che fosse un’animatrice strepitosa alle feste dei bambini, cui partecipava quando le sue erano piccole.
E la maternità è stata sempre al centro della sua attività politica. Nel discorso in sostegno di Hillary tenuto alla Convention di Philadelphia lo scorso luglio, che tanto ha commosso ed entusiasmato la platea, ha parlato della sua esperienza di mamma. Ha raccontato del primo giorno a Washington, quando ha visto le sue due figlie andare a scuola nel SUV nero, circondate dagli uomini della scorta, i nasi schiacciati contro i vetri dell’auto, ed ha pensato “Ma che abbiamo fatto?”, perché in quel momento si è resa conto che gli anni alla Casa Bianca sarebbero stati decisivi per le loro vite e il loro futuro sarebbe dipeso da come lei e Barack avrebbero gestito la cosa, guidandole ogni giorno attraverso le sfide poste da una vita inusuale, fatta anche di attacchi televisivi, bugie e crudeltà. Loro hanno sempre ritenuto di essere un modello, non soltanto per le loro figlie, ma per tutti i bambini in tutto il Paese ed è per questo che, quando si sceglie un Presidente, si sceglie anche il futuro dei propri figli.
Ora che il mandato di Barack è alla scadenza e Malia e Sasha sono grandi, Michelle dovrà reinventarsi. In questi giorni si domandano tutti cosa farà dopo e, probabilmente, se lo starà chiedendo anche lei. Un coro di voci la vede in un prossimo futuro Presidente, dopo una carriera da senatrice, magari partendo dalla California. Sicuramente lei piace alla gente, con quel mix di spontaneità e passione, e per il solo fatto di essere stata la prima First Lady di colore, ha il potere di evocare speranza, di alimentare con la sua sola presenza il sogno americano. E Keynes insegna: il mercato è emotivo. L’elettorato pure, aggiungerei. Per saperne di più, comunque, dovremo aspettare gennaio, quando Obama passerà il testimone al neo-presidente.
Poi, mi piace immaginarli così: dopo aver caricato l’ultima scatola, saliranno in macchina. Barack, distrutto, lato passeggero, si addormenterà pensando a una spiaggia tropicale su cui rilassarsi.
Michelle, alla guida, metterà una canzone, “California Dreamin” nella versione degli America, e partirà, piena di entusiasmo, verso la sua nuova vita. Qualunque essa sia.