“Il coinvolgimento di Forze armate alleate nelle cause che potrebbero aver determinato il tragico evento di Ustica non risulta al momento dimostrato e pertanto in assenza dei necessari presupposti di fatto e di diritto non appare percorribile l’ipotesi di procedere ad un esame e ad una valutazione delle richieste di indennizzo inoltrate all’amministrazione dalla difesa dell’avvocato Davanzali (armatore del Dc9 caduto – ndr)”. Il 13 novembre del 2000 l’allora ministro della Difesa, Sergio Mattarella rispondeva così ad un’interrogazione parlamentare dell’onorevole Semenzato.
Una risposta che il senatore Carlo Giovanardi e l’ex deputato Ccd, Eugenio Baresi, hanno voluto ricordare nel corso del convegno “Il giudicato civile e penale e il segreto di Stato. Riflessioni sul caso Ustica”, che si è tenuto a Roma, per accendere i riflettori su quel maledetto 27 giugno del 1980 in cui persero la vita 81 persone a bordo del Dc-9 dell’Itavia partito da Bologna in direzione Palermo. Uno dei tanti misteri irrisolti, che rappresenta una di quelle pagine della storia della nostra Repubblica per cui vale la pena di dire “mi vergogno di essere italiano”.
Una vicenda trasformata subito in un caso politico internazionale, con centinaia di milioni di lire e ora di euro spesi per perizie, controperizie, processi, sentenze e risarcimenti riconosciuti oltre agli indennizzi dati dallo Stato ai familiari delle vittime. Uno sciacallaggio mediatico che ha esposto l’Italia a figuracce internazionali, con una serie di tesi sull’abbattimento del Dc-9 degne delle migliori saghe cinematografiche. Come le ben 29 tesi diverse che ricostruiscono la battaglia aerea e il famigerato missile che ha portato alla distruzione del Dc-9.
“Missile e battaglia aerea di cui non c’è traccia in alcuna pagina tra l’ 1,7 milioni di quelle che compongono i verbali, nelle dichiarazioni degli oltre 4mila testimoni e nelle parole raccolte nelle 272 udienze del processo penale concluso nel 2007 dalla Suprema Corte di Cassazione con l’assoluzione dei generali dell’Aeronautica, con la più semplice e disarmante delle motivazioni: nessun fatto poteva essere omesso semplicemente perché non è accaduto”, si legge in “Ustica. Storia e Controstoria”, il libro edito da Koinè Nuove Edizioni, presentato da Eugenio Baresi, ex parlamentare area Democrazia cristiana che durante la XII legislatura è stato segretario della Commissione bicamerale di indagine sul terrorismo e le stragi.
Una tesi, ricostruisce il libro-denuncia, ribaltata in quattro udienze dal giudice onorario aggregato, Francesco Batticani di Bronte, che in una sentenza-lampo ha dato il via libera a risarcimenti milionari ai parenti delle vittime, finanche a riconoscere 100mila euro a testa alle figlie di secondo letto, nate due anni dopo la tragedia di Ustica, da un uomo che sul Dc-9 aveva perso la prima moglie. Una sentenza che, sottolinea con sarcasmo l’autore del libro, “riconosce per la prima volta il diritto allo spermatozoo triste”.
Un libro che lancia un campanello d’allarme e un appello alle alte cariche dello Stato: quello che il segreto di Stato può svelare e bloccare, spiega l’ex deputato Ccd, “è l’assurdità di un sistema giudiziario che sovrappone sentenze civili prive di documentazioni e perizie alla sentenza madre confermata dalla Cassazione Penale che ha categoricamente smentito l’esistenza di una battaglia nei cieli per abbattere il Dc-9. Un meccanismo virale che, alla fine di questa giostra, costerà alle tasche degli italiani un miliardo di euro tra spese processuali e risarcimenti a familiari delle vittime ed eredi della fallita compagnia Itavia, nonostante i milioni già spesi dallo Stato per pagare, l’indomani della tragedia, gli indennizzi economici stabiliti”.
Non bisogna dimenticare, infatti, che, proprio in ossequio a coloro che persero la vita in quella tragedia, lo Stato Italiano ha riconosciuto ai familiari delle vittime, oltre ad un indennizzo di 200 mila euro, un assegno vitalizio di 1.864 euro netti al mese, con perequazione automatica. Questo grazie ad una apposita legge che prevede anche ulteriori benefici pensionistici e previdenziali per i familiari delle vittime di Ustica, e che fin qui è costata oltre 60 milioni di euro allo Stato.
Ecco perché il libro di Eugenio Baresi è tutt’altro che un libro provocatorio o il solito pamphlet che tenta di “lucrare” su una verità mai emersa, ma è un lavoro utile, che certamente riaccenderà le polemiche, ma che si pone come obiettivo quello di offrire ai cittadini uno spaccato dei tanti misteri irrisolti della giustizia nel nostro Paese.
“Tutti devono avere il coraggio di rinunciare alle loro personali convinzioni e finalmente confrontarsi con i risultati delle perizie tecniche, anche alla luce di quanto potrebbe emergere da documenti ancora secretati dopo 36 anni che è giusto chiedere con grande fermezza che vengano resi pubblici”, scrive nella prefazione al libro Giuliana Cavazza, figlia di una vittima del disastro e presidente onorario dell’Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica.
Ora la palla passa nuovamente al Governo Renzi, che dopo gli annunci di due anni fa ha il dovere di togliere il velo di omertà sulle carte secretate e chiudere una delle pagine più buie della storia del nostro paese.