Una riunione speciale delle Nazioni Unite dedicata alla “crisi dimenticata del Lago Ciad”. E’ accadduto il 2 settembre scorso a New York a margine dell’Assemblea generale. L’incontro è stato presieduto da Ban Ki-moon in persona.
Il contesto del Lago Ciad ha delle implicazioni che vanno dagli effetti visibili del riscaldamento climatico fino alla questione legata all’intervento militare della forza mista africana contro Boko Haram nell’intera Regione. Toby Lanzer, coordinatore umanitario Onu per il Sahel, la definisce “una crisi, allo stesso tempo, sul cambiamento climatico, i movimenti di popolazione, la minaccia terroristica e la risposta umanitaria necessaria”.
Una riunione speciale sulla situazione del Lago, alla presenza dei capi di Stato dei Paesi direttamente interessati (Ciad, Niger, Nigeria, Camerun), era necessaria per ribadire la necessità di un’attenzione particolare da dedicare alla crisi, in particolare per un aiuto umanitario concreto. Secondo le Nazioni Unite, il conflitto che Boko Haram ha portato avanti nella Regione ha fatto circa 20.000 morti dal 2009, e ha anche causato “la più grande crisi di movimenti di popolazione d’Africa”, alla quale sono stati e sono interessate circa 2.4 milioni di persone.
Questa riunione aveva anche lo scopo di aumentare l’attenzione sulla Regione e, di conseguenza, i fondi disponibili per gli interventi umanitari. Infatti, durante la riunione speciale, anche le Organizzazioni non governative, rappresentate da Oxfam, hanno ribadito la necessità d’interventi d’urgenza, grazie ad un documento riassuntivo presentato a margine dell’incontro. In questo quadro, viene richiesto uno sforzo finanziario ma anche diplomatico per porre fine al conflitto e un aumento della cooperazione tra i Paesi interessati. Le Ong citano, in particolare, la “vulnerabilità’” e i rischi legati alla “protezione” (violenze, assenza di assistenza medica, assenza di documenti d’identità, protezione infanzia, pericolo di sequestri di minori) tra le conseguenze del conflitto che coinvolge circa 9 milioni di persone, se vengono considerate anche le popolazioni locali.
In seguito alla riunione, diversi Paesi e donatori si sono mossi, tra cui anche l’Italia, annunciando uno stanziamento di 163 milioni di euro per interventi d’urgenza nei prossimi 6 mesi.