Consigliere Alessandro Urzì, lei è il rappresentante di ‘Alto Adige nel Cuore’ che sta dando battaglia sul campo locale e nazionale alla proposta di cancellazione di alcuni toponimi italiani sui cartelloni stradali. Ci spieghi come si è arrivati a questo punto e a che punto è l’iter della proposta della Svp.
“Si tratta di una decisione paritetica che potrebbe essere assunta dalla Commissione dei Sei e dall’altra parte in consiglio provinciale. Questi sono i due strumenti paralleli. Il processo è stato favorito da un chiaro e implicito accolto il vertice nazionale del Pd e la Svp. Il momento è talmente delicato che il governo ha bisogno di ogni voto. La Svp, che ha elementi di contrasto col referendum, ha dato il suo sì. Ma la mobilitazione a livello nazionale ha cambiato le cose che sono giunte a un livello di stallo. La questione è stata ripresa in mano dal ministro per gli affari regionali Enrico Costa. Sono soddisfatto che ci sia stata una battuta d’arresto e che la questione sia stata formalmente riaperta”.
Arrivati a questo punto, che finale auspica per la vicenda?
“La soluzione deve essere di garanzia per tutti i gruppi linguistici. L’autonomia è un aspetto fondamentale. Se non ci saranno questi presupposti chiederò al Pd di accettare la votazione separata per gruppi linguistici e quindi fare ricorso alla Consulta. Nessun gruppo linguistico può decidere a maggioranza”.
Per far questo sarà importante coinvolgere anche il Partito Democratico.
“Sollecito tutte le componenti di lingua italiana, anche il Pd. Affinché si scorpori la questione identitaria da quella del referendum. Al momento gli umori sono differenti nel Partito Democratico, ma qualche mal di pancia c’è stato anche nella dirigenza nazionale. Nell’accordo c’era un automatismo assoluto fra referendum e questione linguistica. Sul tavolo della Commissione c’era già l’accordo ed era un accordo di pulizia linguistica”.
È stato stimato un costo della rimozione dei toponimi?
“Nei disegni di legge della Svp la norma finanziaria stabilisce la nomina della commissione che dovrebbe operare sulla cernita dei nomi sui cartelloni. Questo gruppo di studio avrà un costo di almeno 300mila euro nei due anni e se i commissari dovessero aumentare la cifra arriverà fino a 500mila euro. E non possiamo permettere che tutto ciò passi nel silenzio. Una comunità linguistica non può sopraffare l’altra”.
Parlando con Ofcs.report un esponente del Sud Tiroler-Freiheit, Cristian Kollmann, ha detto che la proposta dell’Svp è “fin troppo morbida”.
“È un movimento dichiaratamente secessionista, è evidente che abbia una sua impronta anti-italiana. Prendo sempre con le pinze le iniziative del Sud-Tiroler Freiheit che sono connotate da uno spirito non favorevole a conciliare la convivenza”.
Ma il Fascismo ha operato la stessa rimozione in passato.
“Ci si dimentica un aspetto fondamentale: nessun nome esiste per grazia divina. I nomi hanno un loro significato storico che poi diventa quotidianità. Questi nomi si sono affermati e la rimozione artificiale e brutale avrebbe un valore di violenza inammissibile, identico a quello di cent’anni fa. È la ragione per cui si sostiene il valore di un patrimonio plurilingue, quello dell’Alto Adige”.
Le proposte di legge delle forze secessioniste sono la continuazione con altri mezzi della lotta armata intrapresa per la separazione dell’Alto Adige dall’Italia a partire dagli anni Sessanta?
“Taluni la interpretano come tale, altri hanno una visione più stemperata. La sostanza delle cose è che l’Alto Adige ha titolo per rivendicare l’autonomia di cui gode solo se rimane un territorio che cura le differenze e le sa integrare. Se si tende a una visione omologante che azzera le particolarità dei gruppi linguistici allora si perde la ragione stessa dell’autonomia”.