L’illegalità tocca proprio tutti i settori, anche quello del carburante. Da anni oramai va avanti un commercio illegale dall’est e gestito dalla criminilità organizzata. “Siamo particolarmente preoccupati perché parliamo del 20% almeno del prodotto contraffatto”, spiega a Ofcs Report la Federazione italiana gestori di carburanti e affini ( Fegica). Quindi non solo furti ma un vero e proprio contrabbando.
Prodotti di dubbia qualità provenienti per lo più da Slovenia e Albania, miscele allungate con olii modificati e pericolosi per le automobili oltre che per l’economia italiana.
Una problematica che tocca più settori come quello dei trasporti, perchè questi prodotti vengono portati con treni e navi. Che non ci siano controlli?
Secondo alcuni dati di Unione petrolifera, nel 2015 i prodotti energetici consumati in frode sono stati 191.655794 contro i 70.782.586 del 2010. Un fenomeno in crescita, nonostante la Guardia di Finanza abbia sequestrato nello scorso anno quasi 5.000 prodotti energetici.
Tuttavia i furti non sembrano scendere, la Romagna e il Lazio le regioni più colpite, seguite dalla Puglia, Lombardia e Piemonte. Tra la fine del 2015 ad oggi, ci sono stati 165 attacchi agli oleodotti di cui 158 con furto di prodotto. Nel 2011 gli attacchi erano 9, di cui 7 con furto. Dati che mostrano il tipo di passo che ha preso questo fenomeno, un passo veloce e deciso. In Italia i numeri del contrabbando di carburanti in quattro anni è cresciuto del 231%.
La preoccupazione è alta tra gli addetti ai lavori, sopratutto perchè questi illeciti non sempre si presentano come tali ma creano una parvenza di legalità per passare inosservati.
“E’ tutto molto contorto – spiega ancora Fegica – perchè esiste una norma europea che permette di iscriversi a un albo, quello degli abituali importatori, dove chiunque può denunciare di aquisire il carburante dall’estero, il problema però è quando dall’estero invece di tornare all’estero rimane in Italia. Questo è chiaro lo si fa per evitare l’iva del 20%. Il gioco è di arrivare al 30% del prezzo”.
Va da sè che se il prodotto non viene commercializzato all’estero, ma in Italia il mercato viene condizionato. La parte dorsale dell’Adriatico è senza dubbio la più colpita.
“Abbiamo sollecitato più di una volta i Ministeri interessati, ma senza mai trovare grande riscontro, se non in questi giorni. D’altronde il prodotto clandestino è un danno per lo Stato e per questo ci aspettiamo maggiore attenzione da parte delle Istituzioni”, sottolinea Federazione italiana gestori Cìcarburanti e affini. Anche se in questi ultimi due mesi sono aumentati i controlli e i sequestri di pompe di benzina e impianti, “c’è bisogno di norme più rigide e di strumenti più avanzati” conclude Fegica.